martedì 18 febbraio 2014

E quindi uscimmo a riveder le stelle




Vorrei rivolgermi, all’inizio del mio intervento al Presidente del Consiglio dimissionario. Presidente Letta, forse quanto starò per dire le potrà sembrare curioso, ma le devo delle scuse. Nel mio intervento sulla pregiudiziale di costituzionalità presentata dal nostro gruppo per tentare di bloccare questo decreto avevo detto: “le mille proroghe che avete avuto si sono consumate ad una ad una. Godetevi l’ultima proroga perché, anche se non ve ne siete accorti, la sabbia che scorre nella clessidra, oggi, non è più quella del Paese, ma la vostra.” Ebbene, a quanto pare sembra davvero che io, come si suol dire, sia stata profetica. Quella frase in realtà era riferita al sistema dei partiti che vive oggi uno dei tanti momenti della sua eterna crisi, dipendente dall’ incapacità di rappresentare il Paese. Ma non si preoccupi: anche se si sente trattato ingiustamente, le garantisco che lei è soltanto il primo. Uno ad uno andrete tutti a casa!
 “La necessità è un male, ma non vi è nessuna necessità di vivere nella necessità.” Questo diceva Epicuro circa 300 anni prima della nascita di Cristo, un periodo che sicuramente non ci immaginiamo cadenzato dai ritmi pressanti della vita moderna. Chissà cosa avrebbe detto il povero Epicuro affacciandosi oggi da quelle tribune. Già, perché quest’aula – penso lo si possa ammettere serenamente è invece abituata, direi quasi assuefatta, alle necessità e alle urgenze. D’altra parte, come scriveva Norberto Bobbio, in Italia “non solo il provvisorio è il solo permanente ma anche il superfluo è il solo necessario”.
Oggi, però, la necessità e l’urgenza di trovarci a votare questo Milleproroghe in fretta e furia è aumentata esponenzialmente. La ragione? la nomina del nuovo Esecutivo, coi suoi tempi, metterebbe a rischio ben otto decreti. Tutti atti necessari e urgenti, naturalmente. Necessari e urgenti, ma non tanto da superare la necessità e l’urgenza di questo cambio di esecutivo in corsa.
Ricordatemelo, per favore, per quale motivo si sta cambiando il Governo? Perchè è cambiato il segretario del Pd. Questo partito, come un Saturno moderno, ingoia tutti i suoi leader. E, come se non bastasse, ogni mutamento interno a questo partito, dovrebbe riverberarsi direttamente sulle istituzioni, in una moderna riedizione del manuale Cencelli. Ditemi, colleghi, quale sarebbe la differenza con la Democrazia Cristiana della Prima Repubblica, se il Partito Democratico, oltre ad averne assorbito molti leader, ne ripropone persino le strutture e i metodi stessi di gestione del potere?
Ernesto Galli della Loggia, che certamente non può essere annoverato tra le schiere di sovversivi del MoVimento 5 stelle, sul Corriere della Sera di qualche giorno fa commentava  la sconcertante agilità con cui in Italia si deroga ormai ai riti della democrazia rappresentativa. E’ vero che ormai le elezioni sono decisamente demodè dato che, dopo 70 anni di Repubblica quest’inutile orpello è per molti qui dentro decisamente superato. Fino a poche ore fa ritenevamo che quest’anno fossero già cambiate troppe cose, perché anche il governo e i ministri potessero mutare senza soluzione di continuità costituzionale. Eppure, la maggioranza è retta da un partito che neanche esisteva quando gli italiani scelsero questo Parlamento. Ed è saltato fuori che la legge elettorale che ha portato in quest’aula l’attuale maggioranza noi tutti, oltrechè, indirettamente lo stesso presidente della Repubblica era per larga parte incostituzionale. Ma certo era una convinzione errata, perché la democrazia in Italia la scrive la maggioranza e oggi la maggioranza ha deciso di trincerarsi qua dentro fino al 2018 fregandosene altamente di procedure e costituzione, sia essa formale o materiale. Noi del Movimento 5 stelle siamo in Parlamento da un anno ormai, e certe logiche continuano ancora a stupirci.  Ebbene siamo costretti a questo estenuante tour de force perché Renzi, dopo 2 mesi dalle primarie ha deciso che era giunto il momento di cambiare passo. E per questo motivo ha subito impresso il suo nuovo passo alla politica italiana. Certo, guardando alla parola d’ordine che campeggia sulla sua pagina facebook, che, se non erro, è un “Vincere!” bello in evidenza, speriamo che questo non debba rappresentare, nelle intenzioni del segretario del Pd, il passo dell’oca. Vero è che, almeno in questo momento, il cambio di passo costringe il Parlamento, come se ce ne fosse bisogno, a velocizzare ancor più i ritmi per l’approvazione dei decreti legge in sospeso.
Ma veniamo a questo Milleproroghe. Perché siamo contro questo provvedimento.  Per una serie di ottime ragioni.
Anzitutto per il concetto stesso di Milleproroghe. Esso istituzionalizza il vizio italiano dell’eterno rinvio, il susseguirsi di rimandi e inefficienze nelle cui pieghe si insinuano le solite schifezze che da quasi 70 anni il sistema dei partiti continua a regalare agli italiani. Si tratta di un coacervo di provvedimenti che si dilatano del tempo, senza coerenza e sistematicità. Se quest’aula si ostina ad approvare leggi che riportano precise scadenze, forse ci si dovrebbe interrogare: o la qualità della legislazione è tanto carente da non riuscire a identificare con precisione i tempi entro i quali dovrebbero esplicarsi le azioni del governo e dell’amministrazione o sono il governo e l’amministrazione ad essere inefficienti, inefficaci e antieconomici.
Ancora – ci contrapponiamo a questo provvedimento perché è l’ennesimo decreto legge. Il solito abuso a cui noi del Movimento 5 stelle non intendiamo abituarci. Sulla sistematica violazione dei principi di necessità e urgenza già tanto si è detto. Lasciatemi solo aggiungere che trovo scandaloso che questa tipologia di decreto venga utilizzato anche per quei provvedimenti che sono entrati nella prassi istituzionale e che vengono presentati con la stessa ritmica precisione di un orologio svizzero. Già sappiamo che il prossimo dicembre verrà presentato un decreto milleproroghe, così come verrà presentato nel 2015. Quindi, o io continuo a trovare conferma alle mie doti profetiche o se ne deduce che il Milleproroghe non è un provvedimento che nasce da eventi del tutto imprevedibili.
Altra ragione per la quale diciamo no a questo Milleproroghe, nonostante gli emendamenti accolti, è che non possiamo dimenticare che per noi del Movimento 5 stelle è stato possibile intervenire sul testo solo affinchè permettessimo di approvarlo in fretta e furia nel processo di cambio di manovratore. Non significa forse che le proposte grilline non sono poi così inaccettabili? Oppure ogni cosa diventa meno importante quando si tratta di spartire le poltrone?
Fino ad ora ho parlato più che altro di motivazioni di metodo. Ma la ragione per la quale noi diciamo no a questo Milleproroghe è più significativa e riguarda i contenuti. Ebbene questo provvedimento porta con sé il vuoto pneumatico di cui siete portatori. Nel calderone di rinvii, rimandi, e piccoli favori agli amici e agli amici degli amici non c’è una misura, neppure una, che dia il senso della comprensione della crisi profonda in cui state facendo precipitare questo Paese con la vostra incapacità di capirlo. Perché mentre voi siete impegnati nelle vostre congiure di palazzo da corte bizantina, fuori da queste mura si sta consumando la più grande deriva che l’Italia abbia mai dovuto sopportare. E non sto parlando solo dell’economia. La Nazione sta morendo. La corruzione dilaga, le tasse soffocano il tessuto produttivo, la burocrazia toglie lentamente energia e dinamismo. I cittadini onesti vengono sopraffatti dai disonesti, mentre i giovani che possono emigrano.
 E, come per Dante, se per risalire la via del Purgatorio, occorre attaccarsi anche al pelo di Lucifero, ben venga anche Renzi.
“salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch'i' vidi de le cose belle
che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.”

giovedì 30 gennaio 2014

La svendita di banca Italia


Le fonti storiche dicono che Cesare, quando si scontrò con Pompeo per impossessarsi del potere, dimenticando le promesse che aveva fatto alla popolazione, mise per prima cosa le mani sull’ Erario. Uno dei tribuni eletti dal popolo, Lucio Cecilio Metellio, tentò di contrastare la requisizione dell’erario ordinata da Cesare. Poiché la sua opposizione legale era valsa ben poco cercò di fare da scudo col suo corpo contro i soldati di Cesare ponendosi davanti al Tempio di Saturno dove era custodito il tesoro pubblico, ma i soldati di Cesare, senza badargli minimamente, tagliarono in chiavistello del portone e portarono via il denaro.
Nell’antica Roma, dove si coniò per la prima volta il termine di Res publica, cosa pubblica, il tesoro e il demanio avevano un particolare carattere sacrale. Come in ogni tempo, nel momento in cui muta il regime, i beni dello Stato da comuni diventano di pochi se non di uno solo.
Ieri come oggi il palcoscenico è sempre Roma e il luogo dove un tribuno si contrappone al regime è il tesoro pubblico. Se le riserve della Repubblica Romana erano custodite nel Tempio di Saturno, oggi le riserve d’Italia, con uno dei più cospicui depositi aurei del mondo, sono nei forzieri della Banca d’Italia. Il Movimento 5 stelle ha eletto come uno dei punti qualificanti della sua attività la difesa dei beni comuni. Fino a ieri, quando ancora non sedevamo in quest’aula, le nostre battaglie più importanti sono state per l’acqua pubblica, per la difesa dell’ambiente, per il diritto alla salute dei cittadini. Oggi abbiamo esteso il nostro ambito d’attività. Oggi difendiamo altri beni pubblici: la Costituzione, il patrimonio dello Stato, il tesoro pubblico. E difendiamo il principio di una Banca d’Italia che sia patrimonio degli italiani e non dei pochi, dei vostri amici. Già oggi la Banca d’Italia è solo relativamente “d’Italia”, ma è piuttosto “delle banche d’Italia”. Il vostro decreto, questa vergogna, amplia la platea degli amici e amplia il quantitativo di elargizioni sponsorizzate dai cittadini italiani.
Ma vedete, ciò che trovo scandalosi e inquietanti, non sono tanto queste pratiche, cui negli anni ci avete ampiamente abituati, ma sono piuttosto i vostri metodi di manipolazione della democrazia. Ci volevano davvero delle menti specializzate a mistificare la realtà, a confondere le acque e a coprire le tracce delle nefandezze che partoriscono per confondere nello stesso testo le norme relative all’Imu e quelle relative alla spoliazione della Banca d’Italia. E la stampa di regime oggi comincia a suonare la grancassa. Guardiamo ai giornali.  “Imu, torna lo spettro della seconda rata.” “Imu- Bankitalia  a rischio caos. Corsa per salvare il decreto”. “Ostruzionismo di M5S, la maggioranza irritata con Boldrini. S&P’s torna a minacciare il declassamento: manca la crescita”. Titoli che inseriscono la stampa nostrana nel glorioso filone della Pravda di sovietica memoria. Ed ecco che il motivo di merito della protesta come d’incanto scompare. Restano invece i grillini che cercano di far pagare l’Imu agli italiani. I ragazzetti che si mettono seduti per impedire il voto, le proteste folkloristiche e fine a se stesse. Ma che brutto spettacolo!
No, cari colleghi. Fino a ieri potevate sperare che il film finisse in questo modo, ma oggi sempre più cittadini vanno oltre la pagina della Repubblica o del Corriere online. Oggi chiediamo risposte. Le pretendiamo.
E queste risposte nonostante tutto non vengono. Tutti a parlare di “offesa alla istituzioni”, di indecenza, tutti a voler insegnare a questi scalmanati ciò che è politicamente corretto. Ebbene, parliamo del merito delle cose. Fateci sapere perché dobbiamo regalare 7 miliardi e mezzo dei soldi nostri alle banche, perché noi non l’abbiamo francamente capito. E dove starebbero le risposte? Ho provato a cercarle nella relazione del decreto.....
Ditemi, è solo un’impressione o mi sembra che siate partiti già voi stessi prevenuti, cercando di giustificarvi?....... Che tono inusuale, direi quasi sulla difensiva, per una relazione di un decreto legge… non è forse che, molto prima che i grillini cominciassero a rompervi le uova nel paniere, lo capivate da voi stessi che stavolta la porcata era fin troppo evidente?

Ebbene, noi non ci illudiamo più di potervi cambiare. Continuate a fare le vostre operazioni, i favori agli amici, le regalie coi soldi pubblici. Continuate a defraudare lo Stato delle sue proprietà per svenderle a qualche acquirente grato e interessato. Continuate…. Finchè potete. Perché i cittadini stanno aprendo gli occhi. Oggi non c’è un solo tribuno a difesa dei beni pubblici. Oggi, a differenza dei tempi di Cesare, sono più di 100 solo in quest’aula. E scoprirete presto che, fuori di qui, sarà qualche milione di persone a gridarvi il suo no. La prossima volta non passerete. la prossima volta Vinciamo noi!  

martedì 14 gennaio 2014

Libertà di scelta ai cittadini






Deve essere un'informazione assuefatta e stordita dai miasmi che per 20 anni e più hanno segnato la non-democrazia della non-Repubblica Italiana quella che trova tanto sconvolgente il fatto che un Movimento possa votare una posizione dissimile da quella che la stampa vorrebbe essere quella espressa dai garanti di quella formazione politica. D'altra parte se avesse vinto il sì al reato d'immigrazione clandestina i giornali oggi titolerebbero sulla "scelta pilotata" accompagnata da profonde riflessioni sulla consistenza della base, sui complotti internettiani della Casaleggio & associati e sulla scarsa trasparenza della piattaforma online. Visto che ciò non è accaduto si opta invece per un titolo altrettanto benevolo: "la base in rivolta". 
Immagino che sia superfluo ricordare che Beppe Grillo, quando esplose per la prima il dibattito sull'argomento, auspicò che fosse proprio la rete a scegliere una posizione tanto delicata per il MoVimento. Oggi che ciò avvenuto, come sempre accade, si cercano titoli sensazionalistici, lo scandalo, un po' di materiale per un editoriale che riempia il vuoto che domina le prime pagine dei giornaloni nazionali. Complimenti, anche oggi la missione è compiuta! Potete tornare soddisfatti a riportare il bastone a chi ve l'ha lanciato. Il fatto, invece, che, per la prima volta nella storia della Repubblica un gruppo politico interpelli i cittadini per stabilire le linee guida della propria condotta politica resta sullo sfondo, lasciando spazio alla "grande bellezza" di leader di plastica che si dicono democratici o parlano di libertà, decidendo se un governo vive o muore a seconda del fondo cassa o della volatilità elettorale.